Giulia Cavicchi

05 Giugno 2019

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Caro (aspirante) paziente ti scrivo

Carissimo, carissima,

se stai leggendo questa lettera, forse anche tu ogni tanto hai pensato “Chissà come sarebbe andare dallo psicologo… ”, ma un attimo dopo hai scacciato quel pensiero come se fosse sbagliato; forse anche tu qualche volta immagini, anche solo per un attimo, che potrebbe essere buono per te mettere mano ad aspetti scomodi della tua vita, che finora hai cercato in tutti i modi di tenere chiusi in un cassetto; quasi sicuramente anche tu avrai passato momenti critici in cui ti sei sentito interiormente bloccato, o sono emersi nodi indesiderati del tuo carattere che frettolosamente hai voluto dimenticare; forse anche tu vorresti chiedere aiuto, confidarti, aprirti con qualcuno, ma poi ti dici “Ce la posso fare da solo!” oppure “ Mi vergogno al solo pensiero di mostrare questa parte di me!”; forse anche tu sei in bilico tra la paura e il coraggio di confrontarti con uno psicologo, anzi, nel mio caso, con una psicologa.

Ti capisco, io prima di te mi sono sentita così.

In effetti, una cultura ancora troppo presente non aiuta: quando dico che sono psicologa, le battute come “Sarai piena di lavoro perché il mondo è pieno di matti”, si sprecano.

La verità è che io non vedo “i matti”, piuttosto vedo persone che hanno il coraggio di mettersi in gioco ed esplorare la loro storia e le loro emozioni, e persone che, insieme a me, cercano strategie più mature e costruttive di quelle che hanno utilizzato fino ad oggi per stare nel mondo (spoiler: le strategie precedenti non sono sbagliate, semplicemente appartengono al passato, e anzi, rappresentano il miglior modo che il bambino, la bambina, che è in te ha trovato, in base alla sua storia, per difendersi dal dolore e “sopravvivere”!).

Lo so, al pensiero di contattarmi, potrebbero scattare in te molte legittime domande.

Di seguito provo ad esplicitarne qualcuna e a darti qualche criterio generale, così per darti un’idea, ma poi la cosa migliore sarebbe parlarne di persona e personalizzare le risposte.

In base alla mia esperienza la risposta a  domande come Quanto dura? Quanto costa? Quale frequenza? Non è affatto scontata. Diverse persone che ho incontrato avevano idee confuse o erronee riguardo a tali questioni.

Rispetto alla durata, purtroppo e paradossalmente ti potrò rispondere solo alla fine, perché dipende da tanti fattori. Di sicuro, ciò che vale per tutti, è che si tratta di un percorso. Ciò significa che il lavoro che faremo insieme si basa sulla continuità e sulla costanza, ciò significa che ci vuole un certo tempo per entrare in intimità e creare un rapporto di fiducia, ci vuole un certo tempo per esplorare la tua storia, e così via. Dipende tanto però anche dagli obiettivi che ci diamo e da ciò di cui tu avverti il bisogno. Ciò non toglie che potremmo darci delle scadenze brevi per fare il punto della situazione di volta in volta.

Per quanto riguarda la frequenza, devi sapere che, almeno inizialmente e in generale, è opportuno vedersi a cadenza settimanale. Questo aiuta a instaurare più facilmente una relazione di intimità e fiducia e permette più facilmente il progredire del lavoro. Ma anche in questo caso ci si accorda in modo personalizzato.

La tariffa è una parte importante, perché concretizza l’impegno e la motivazione che tu metti nell’iniziare un percorso. È un vero e proprio investimento: di tempo, energie, impegno, e denaro. Ma anche un investimento sulla tua persona. Pensaci: siamo abbastanza disposti a spendere per la parte “esteriore” della nostra persona (estetista, parrucchiere, abiti, scarpe, ecc..) ma molto meno per la parte “interiore”, eppure non è da meno, anzi. Sono profondamente convinta che la bellezza di una persona la faccia come è dentro e la luce che emana, piuttosto che il vestito che indossa.

Infine desidero condividerti qualche pensiero rispetto alla relazione che si instaura tra terapeuta e paziente.

Innanzitutto c’è ancora bisogno di smentire il fatto che lo psicologo è colui che ti consiglia e che ti dice cosa fare. Non può essere così per il semplice fatto che nutro profondo rispetto per te, e quindi non mi metterò mai al tuo posto. Inoltre sei una persona diversa da me e quindi l’unica che può arrivare a una decisione giusta per te sei tu: solo quest’ultima cosa posso aiutarti a fare.

Fin da ora voglio dirti che durante il nostro percorso insieme ci potranno essere delle cose che io  faccio o dico che ti daranno fastidio, o delle cose che vorrai chiedere: sarà estremamente prezioso per entrambi parlarne insieme piuttosto che tacere e lasciar correre o abbandonare la terapia.

Da parte mia invece, visto che non mi considero una tuttologa, entro i primi tre colloqui mi impegno a dirti se sono la persona giusta per te. Per alcune situazioni infatti, da valutare caso per caso, è preferibile una formazione specifica o aver maturato una certa competenza sul campo, e io in questi casi, per onestà, preferisco indicarti altri colleghi.

Ancora un’ultima cosa: capita a tutti di essere indecisi riguardo ad una scelta. Ciò che spesso dimentichiamo è che ci sono indecisioni che si possono risolvere solo provando. Allora se in questo periodo l’indecisione che sperimenti riguarda la scelta di iniziare o meno un percorso di psicoterapia, se te la senti, puoi chiedermi un appuntamento per un primo colloquio, fatta questa prima esperienza, provando come ti senti in una reale seduta con uno psicologo, potrai poi decidere se continuare o meno.

Nel frattempo, buon cammino e abbi cura di te.

Giulia