Giulia Cavicchi

07 Gennaio 2022

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Encanto: il vero talento è l’autenticità

Qualche appunto di psicologia da questo film Disney che offre tantissimi spunti di riflessione e, in conclusione, il mio pensierino inaugurale per questo 2022.

Il Natale ci riporta molto spesso a ricordi dell’infanzia e per me uno dei più belli del tempo natalizio era la tradizione del pomeriggio dopo il pranzo di Natale: andare al cinema con i cugini a vedere il film Disney appena uscito nelle sale.

Erano i tempi di Aladin e del Re Leone e dei piccoli cinema di provincia ma anche da adulta ho continuato ad andare ogni tanto, ormai in qualche multisala, e così anche quest’anno ho voluto onorare questa tradizione, pur dal divano di casa causa quarantena: ho visto Encanto e non posso non parlarne perché è un piccolo bignami di psicologia.

Uno dei temi che balza all’occhio è quello del trauma e della sua trasmissione intergenerazionale: Abuela rimane precocemente vedova con tre neonati gemelli da crescere, e il dolore che ha provato, non elaborato, la induce, per proteggersi, a negare la realtà e a volerla tenere sotto controllo perché “tutto sia perfetto”. In questo modo però le crepe nella casa di famiglia, tanto vere quanto simboliche, che lei teme più di ogni cosa e che fa di tutto perché non accadano, sono inevitabili; sono anzi, potremmo dire, generate dal suo stesso atteggiamento nei confronti della realtà e delle persone della sua famiglia.

Ad un certo punto infatti le difese non reggono più, si sgretolano, e l’unica soluzione salvifica è poter accedere a quel dolore antico, portarlo a consapevolezza, condividerlo. Questo fa davvero la differenza e trasforma la casa da una postazione difensiva ad un posto davvero sicuro, dove non c’è bisogno di ergere rigide mura perché non si ha più paura della vulnerabilità.

C’è poi il tema dei ruoli familiari e dei messaggi impliciti che si respirano in famiglia e a cui inconsapevolmente rispondiamo. Le sorelle di Maribel, Luisa e Isabela, incarnano perfettamente due dei messaggi che si incontrano davvero spesso nella vita delle persone. Luisa è cresciuta in base al messaggio “Devi essere forte” il cui prezzo da pagare, come si vede bene nel suo personaggio, è fatto di pressione e ansia da prestazione. Isabela invece incarna chi è cresciuto in base al “Devi essere perfetta”, che si paga spesso con un falso Sé, con la perdita cioè della propria originalità e creatività.

Come ricomporre le crepe dentro ogni membro della famiglia Madrigal e quelle della famiglia stessa? La visione profetica di Bruno (e anche su di lui ci sarebbe da dire) indica l’abbraccio. Un abbraccio che però non può essere superficiale, non può essere un compitino da svolgere, come inizialmente tanta di fare Maribel, ma “funziona” solo se dato con autenticità, e questo non è qualcosa che si fa in modo facile e veloce, perché significa abbracciare la propria storia, abbracciare le proprie emozioni e così poter abbracciare in modo autentico anche l’altro.

C’è infine il tema affascinantissimo dei talenti personali e anche qui ci sarebbe tantissimo da dire ma mi limito a questo: Maribel è l’unica della famiglia Madrigal che si ritrova senza un talento specifico ma in definitiva l’autenticità è il vero talento che tutti noi possiamo mettere in gioco, anche per riparare le crepe dentro di noi e intorno a noi. L’autenticità è ciò che permette l’amore e il perdono. L’autenticità è ciò che unisce in profondità le famiglie e le persone.

Allora in questo anno 2022 auguro a ciascuno di noi di crescere nell’autenticità, e quindi di potersi permettere ogni giorno un po’ più di vulnerabilità: essere autentici infatti non può che andare a braccetto con l’essere vulnerabili.